Come diventare esperto in qualsiasi cosa: la pratica deliberata

Che partito hai votato alle ultime elezioni? E che partito ha votato tua mamma? Statistiche alla mano, la risposta sarà la stessa. Sbaglio? 😉

È da anni che aspettavo l'occasione di usare questa immagine.
È da anni che aspettavo l’occasione di usare questa immagine.

Se non mi credi, fai un sondaggio fra i tuoi amici. Tieni questa frase nella tua mente, alla fine di questo articolo ti spiegherò come il partito politico dei tuoi genitori influenza tutto quello che farai nella vita.

Ma prima voglio spiegarti come puoi diventare un esperto in qualsiasi cosa: violino, barca a vela, tennis, matematica. Non ti conosco, ma ti dico che con il giusto metodo puoi farlo. E in questo articolo ti spiegherò il come e il perché.

Il talento non esiste

Se guardi le olimpiadi, ti viene facile pensare che in Kenya e Ghana gli uomini sono geneticamente predisposti a correre più velocemente. Se guardi i campionati mondiali di nuoto, potresti pensare che i bianchi nuotano meglio dei neri. Potresti anche pensare che per qualche ragione brasiliani e italiani sono più portati degli americani a giocare a calcio. Vuoi sapere la verità?

  • I Kenyani fin da bambini corrono tanti di quei chilometri che fanno impallidire un maratoneta professionista.
  • In Africa c’è meno acqua a disposizione e manca la cultura del nuoto.
  • Negli Stati Uniti nessuno gioca a calcio, in Italia e Brasile i bambini socializzano con un pallone fra i piedi.

L’idea che la genetica influenzi il talento di una persona deriva da Galton, che all’inizio del 1900 ha fatto una serie di osservazioni ed è arrivato alla conclusione che i tratti fisici necessari per eccellere in qualsiasi disciplina vengano dalla genetica. Non solo nello sport, ma in campi come la matematica (familiarità con i numeri) o il pianoforte (coordinazione e velocità delle dita).

Purtroppo dopo oltre un secolo di test scientifici che smentiscono questa tesi, ancora le persone credono nel talento e lo usano come scusa per i propri fallimenti: “non è colpa mia, è che non sono portato.” Se Galton avesse ragione, le caratteristiche fisiche e mentali di una persona dovrebbero rimanere invariate per tutta la vita.

Per quanto ci siano delle caratteristiche che si basano prevalentemente sulla genetica, come l’altezza, questo non significa che il corpo non sa adattarsi all’ambiente. Anzi, la maggior parte dei tuoi tratti fisici deriva dalle esperienze passate.

Un’altra scusa che sento spesso è quella dell’intelligenza: “lui ha raggiunto quei risultati perché è un genio.” Ma è stato dimostrato che il QI non gioca nessun ruolo nel successo anche in campi come la musica o gli scacchi (fonte). Allo stesso modo, i test attitudinali sono inutili per valutare il successo futuro di una persona (fonte).

Ma allora cos’è che fa la differenza fra chi ha successo e chi rimane nell’ombra?

Non è l’intelligenza e non è l’attitudine, quindi il talento è scartato. Quando nasci non sei predestinato a eccellere solo in alcuni campi. La risposta è: esperienza.

Più accumuli esperienza in quello che fai, più diventerai bravo e di successo. Non importa il tuo livello iniziale, non importa quello che credi siano le tue attitudini, non importano le scuse. L’unica cosa che conta è quanto tempo dedichi alla pratica.

Più aumenta l'esperienza, più aumenta l'efficienza.
Più aumenta l’esperienza, più aumenta l’efficienza.

Attenzione però: non ogni tipo di pratica ti darà dei miglioramenti. Se non metti a frutto quelle ore di sforzi nel modo migliore, non migliorerai mai. Per migliorare non devi solo impegnarti, ma devi fare pratica nel modo giusto: se non applichi un metodo scientifico e lasci questo aspetto al caso, potrebbe andarti male.

Questa viene usata spesso come finta prova da chi crede nel talento: due persone si allenano per lo stesso numero di ore, ma solo una ottiene risultati positivi. È una prova del talento.

Sbagliato: la persona che ha ottenuto risultati migliori ha usato un metodo superiore che gli ha permesso di migliorare più velocemente. Non conta solo la quantità del lavoro, ma anche e soprattutto la qualità.

E se ti dicessi che ti basta applicare un semplice metodo per diventare magicamente “portato” in tutto quello che vuoi?

Un’altra prova dell’insensatezza del talento viene dall’analisi della trasferibilità delle competenze: se io sono bravo a memorizzare dei numeri sarò anche bravo a studiare latino perché sono intelligente, dice la teoria del talento. Ma un esperimento (link) ha dimostrato che gli esperti che ottengono risultati fantastici all’interno del loro campo, non riescono a trasferire questa abilità quando si esce dalla loro zona di esperienza. In altre parole: un astrofisico è  bravo quanto te a imparare il cinese antico.

Non stai imparando al tuo ritmo ideale

Come ti ho detto non conta solo la quantità della pratica, ma soprattutto la qualità. Con un metodo efficace, puoi aumentare a dismisura i tuoi risultati. Ti faccio due esempi:

  1. Il record del mondo nella maratona per le olimpiadi del 1896 è di un solo minuto più veloce del tempo massimo richiesto per partecipare a una maratona di medio livello al giorno d’oggi.
  2. Quando Tchaikovsky ha chiesto a due dei migliori violinisti della sua epoca di suonare il suo nuovo brano, rifiutarono perché lo consideravano impossibile. Oggi quella stessa melodia fa parte del repertorio di qualsiasi violinista di buon livello.
Tchaikovsky fra 200 anni.
Tchaikovsky fra 200 anni.

Forse la genetica è cambiata negli ultimi anni? Gli esseri umani sono in media geneticamente predisposti a correre più velocemente e a suonare meglio il violino? Non credo.

Forse un secolo e mezzo fa battevano la fiacca? Gli esperti facevano finta di lavorare ma in realtà passavano il tempo ad ascoltare il grammofono e guardare il teatro? Non credo.

In alcuni casi il miglioramento è dovuto alla tecnologia, come nelle Formula 1. Ma in ambienti a basso contenuto tecnologico come il violino o la corsa, l’unica differenza è nella qualità della pratica. Gli studi del metabolismo hanno aiutato i preparatori a sviluppare allenamenti per la maratona più efficaci, lo sviluppo dell’insegnamento del violino ha portato a miglioramenti più rapidi e semplici.

Con il giusto allenamento, puoi diventare più bravo del campione del mondo di 200 anni fa in qualsiasi campo.

Un qualsiasi laureato in fisica conosce la gravità meglio di Newton, io e te conosciamo la geografia meglio di Colombo e Marco Polo. Il potenziale che hai nascosto in te è immenso, ma rimane nascosto perché nessuno ti ha mai insegnato a fare pratica come si deve.

Così ti affidi al caso, parli di talento quando il talento non esiste, parli di predisposizione quando la predisposizione non esiste. Quando impari la chiave per riuscire a fare tutto quello che vuoi, potrai essere considerato un talento naturale in qualsiasi cosa deciderai di fare.

L’unica, vera costante del successo in ogni campo

Prendi i calciatori della tua squadra preferita in serie A e metti le loro date di nascita sul calendario: noterai che la maggior parte sono nei primi mesi dell’anno.

Uno studio sulla Premier League inglese mostra che la metà dei giocatori sono nati fra gennaio e marzo, ma solo il 4% sono nati fra ottobre e dicembre. Da dove viene una differenza così marcata? Non può essere il caso, i numeri sono stati confermati anche in Germania.

La maggior parte degli atleti professionisti iniziano a giocare quando sono ancora bambini. Visto che gli sport per bambini sono organizzati per età, le leghe giovanili devono imporre un limite in base all’anno di nascita. In Europa, questa divisione viene fatta il 31 dicembre di ogni anno.

Immagina di essere l’allenatore di una squadra di calcio di bambini di sette anni e stai valutando due giocatori. Il primo è nato l’1 gennaio (chiamiamolo Gennaro), mentre il secondo è nato il 31 dicembre (chiamiamolo Diomede). Anche se i due hanno entrambi lo stesso anno di nascita, Gennaro è un anno più vecchio di Diomede.

Con bambini così piccoli, un anno di età può fare la differenza. Gennaro è probabilmente più grosso, pesante, alto, veloce e maturo di Diomede. Anche se l’allenatore si rende conto che la differenza è data dall’età, non ha molta scelta quando deve decidere chi mandare in campo per il torneo. Né interessa ai giocatori che vedono la differenza. Gennaro sarà più bravo di Diomede, anche se quest’ultimo sarebbe potuto diventare il miglior giocatore della squadra se fosse nato un giorno dopo (e sarebbe quindi nella categoria più giovane).

E poi succedono queste cose qui.
E poi succedono queste cose qui.

E così il ciclo inizia. Anno dopo anno i ragazzi come Gennaro ottengono risultati, vengono incoraggiati, gli viene detto che hanno talento, mentre i poveri Diomede vengono dimenticati. L’effetto è così potente che dura fino alla serie A, come dimostrano le ricerche.

Nel decretare il successo, le tue credenze sono molto più potenti della genetica.

La pratica deliberata

Ora che ti ho dimostrato perché il talento non esiste e che le tue attitudini genetiche non hanno niente a che fare con i risultati che puoi raggiungere, veniamo alla domanda importante: se non è il talento, qual è il singolo elemento più importante per diventare eccezionale in qualcosa?

La risposta è: pratica deliberata.

La pratica deliberata è l’attività attraverso la quale accumulo esperienza qualificante in un determinato settore.

Vediamo di capire meglio cosa significa.

Se voglio giocare a tennis, posso decidere fra due metodi:

  1. Prendo in mano una racchetta e inizio a colpire palline finché non imparo a giocare.
  2. Vado in una scuola di tennis dove un maestro mi insegna.

Non devo dirtelo io che il secondo metodo è più efficace del primo, perché imparerò più velocemente. Il primo metodo è sola pratica, il secondo è pratica deliberata: non solo faccio esperienza, ma utilizzo anche un sistema ottimizzato per raggiungere il risultato.

La pratica deliberata si differenzia dalla pratica semplice per questi elementi:

  • Prima di giocare a tennis un maestro mi dice come muovermi sul campo e come colpire la pallina.
  • Ripeto in maniera specifica e sistematica i fondamentali: cinquanta dritti, cinquanta rovesci, cinquanta battute.
  • Dopo ogni ripetizione ho un feedback immediato: “la palla è andata in rete perché hai impugnato male la racchetta, prova quest’altra impugnatura” dice il maestro.

In altre parole, la pratica deliberata è più strutturata e scientifica. Con la giusta dose di pratica deliberata, puoi raggiungere qualsiasi obiettivo. Anzi, te lo metto giù in termini matematici:

Risultati = Quantità della pratica X Qualità della pratica

Lo schema della pratica deliberata.
Lo schema della pratica deliberata.

In altre parole: devi fare tanta pratica e devi farla bene, quelli sono gli unici due limiti al tuo successo. Niente genetica.

Il mito del talento viene dal fatto che diverse persone hanno preferenze diverse: se mi piace giocare a tennis praticherò tre ore a settimana e diventerò bravo perché ho fatto tanta pratica deliberata. Sarò quindi considerato un talento naturale da chi non ha mai giocato a tennis perché preferisce il calcio.

Secondo uno studio (link), la caratteristica più importante per ottenere i risultati sperati è la motivazione a impegnarsi al massimo in un’attività. Anche qui, niente genetica.

Attenzione però: la semplice ripetizione non è pratica deliberata e non ti aiuterà a migliorare. Nella ripetizione manca lo strumento più importante: il feedback. Se non hai un modo per valutare immediatamente il risultato dei tuoi sforzi e correggere il tiro di conseguenza, se non puoi paragonarli a niente e non puoi accorgerti degli errori che commetti, non migliorerai mai.

Ti sei mai impegnato in qualcosa con tutta la motivazione del mondo, ma senza ottenere risultati? Hai buttato tutto alle ortiche perché hai pensato di non avere “talento”. Scommetto che la ragione è stata la mancanza di un feedback. Pensi di stare facendo la cosa giusta, ma in realtà non fai altro che ripetere sempre lo stesso errore.

Posso allenarmi a tennis quanto voglio, ma se penso di dover colpire la pallina con un padella invece che con una racchetta non andrò mai al Wimbledon.

Se passi da una pratica semplice (ripetizione di un’azione) alla pratica deliberata (ripetizione con feedback e miglioramento costante), puoi incrementare i tuoi risultati di dieci, venti, cinquanta volte. Devi unire lo sforzo al metodo: ad esempio, per laurearti devi conoscere delle buone tecniche di studio come questa.

Se stai facendo qualcosa ma senti che i tuoi sforzi non sono coronati da un miglioramento costante, se non riesci a raggiungere quell’obiettivo che ti sei prefissato, cambia il tuo metodo grazie alla pratica deliberata: ottieni un feedback e agisci di conseguenza.

Questo feedback non deve per forza venire da un maestro, ti faccio un esempio: se voglio scrivere più velocemente alla tastiera, proverò diverse tastiere con un testo di 500 parole e misurerò il tempo. Puoi creare il tuo sistema per ricevere feedback senza aiuti esterni: metti alla prova due metodi e con i numeri decidi qual è il migliore.

L’ideale resta essere seguiti da un esperto che dà indicazioni, ma in mancanza dei fondi necessari anche un sistema di valutazione autonomo è decine di volte migliore della semplice pratica.

Lavoro, gioco e pratica deliberata

La pratica deliberata non è né parte del lavoro, né parte del gioco. Vediamo perché.

Lavorare significa fare qualcosa per ottenere in cambio dell’altro, di solito uno stipendio. Il tuo unico pensiero è ottenere il risultato richiesto con il minimo sforzo e, anche quando l’efficienza viene premiata (come in un lavoro a progetto, dove la paga è indipendente dalle ore di lavoro), premia il breve termine. La pratica deliberata è un investimento a lungo termine, perché spendi del tempo adesso per avere un beneficio in futuro.

Il lavoro non premia la pratica deliberata, perché ha una prospettiva a breve termine.

D’altra parte, la pratica deliberata non è puro divertimento. Quando io mi voglio divertire non penso a migliorare: voglio passare il tempo e ricaricare le batterie. Non sto a mettere in piedi un sistema complesso di feedback quando gioco a Fifa con gli amici, perché richiede uno sforzo che non ho voglia di fare.

Da una parte la pratica deliberata nasce da una passione per l’argomento: mi piace giocare a tennis, voglio diventare bravo, quindi inizio a fare pratica deliberata. Dall’altra, richiede l’utilizzo di strumenti che vanno al di là del puro divertimento.

Quanto devi studiare per diventare esperto?

Qui le statistiche ci vengono in aiuto: in ogni campo c’è una formula magica che si ripete sempre, dai musicisti agli ingegneri. Per diventare un esperto, devi fare pratica deliberata 14 ore a settimana per 11 anni. Se segui questa formula, puoi diventare un esperto (o campione) mondiale in qualsiasi cosa. Fisica nucleare, videogiochi competitivi, tennis, economia.

Non importa il tuo livello di partenza, con la giusta dose di pratica deliberata non esiste obiettivo che non puoi raggiungere.

Okay, come la mettiamo con i limiti fisici allora?

Certo, se ho l’asma non diventerò un maratoneta. Se non ci vedo da un occhio non diventerò un pilota di caccia. Queste sono limitazioni evidenti che però vengono prese troppo spesso come scusa per il fallimento. Per capire se la tua limitazione fisica è reale o solo una scusa, fatti questa domanda: posso iniziare a fare pratica deliberata in questo momento?

Se la risposta è sì, allora non hai un limite fisico. Puoi giocare a basket anche se sei alto un metro e mezzo, quindi non è un limite fisico. Se posso fare le addizioni non c’è un limite fisico che mi impedisce di diventare un luminare della matematica.

Ricorda che il tuo corpo si adatta più di quello che potresti pensare.

Dicevamo della statura nel basket?
Dicevamo della statura nel basket?

Il pericolo delle profezie auto-avveranti

L’idea che un essere umano abbia delle caratteristiche genetiche che lo rendano più o meno predisposto a fare qualcosa è radicata nella società  e può influenzare la tua vita: se credi in qualcosa, il tuo cervello farà di tutto per trasformarlo in realtà. Se sono convinto che non riuscirò a perdere peso perché “sono fatto così”, non proverò nemmeno a fare quella dieta che mi farebbe perdere 30 kili.

Con i bambini, questa credenza assurda si manifesta nei genitori che spendono risorse e denaro per far fare al figlio quello che pensano sia il suo “talento”, ignorando tutto il resto. In realtà quello che vedono è una preferenza e il risultato di ore di pratica deliberata fatta inconsciamente, non una predisposizione genetica.

Si chiamano profezie auto-avveranti: se credo in qualcosa, succederà. È una dei più grandi limiti dell’essere umano ed è uno dei più bastardi, perché è difficile da riconoscere: è un freno al tuo successo imposto dal tuo inconscio. Se vuoi saperne di più, ti consiglio questo articolo.

Conclusione

Adesso ti rispondo alla domanda a inizio articolo: in che modo il partito politico dei tuoi genitori influenza tutto quello che farai nella vita?

In maniera indiretta, le credenze politiche dei tuoi genitori influenzano la tua: per questo avete idee simili se vivete insieme. È un condizionamento psicologico che agisce sull’inconscio e ti porta a vedere il mondo in un certo modo: è per questo che un berlusconiano non convertirà mai un grillino e vice versa, entrambi pensano di essere nel giusto e pensano di avere le prove per dimostrarlo.

Come con la politica, anche le credenze dei tuoi genitori sulle tue attitudini ti porteranno a credere che sei predestinato a seguire un certo percorso. Farai pratica su quello che credi essere il tuo punto forte e con la pratica deliberata diventerai un esperto.