Come gettare le basi della tua felicità in 2 passi

Oggi pubblico un articolo di Manuela, lettrice di Mindcheats, che ci spiega i 2 passi fondamentali che hanno gettato le basi della sua felicità. Abbiamo tutti da imparare da quello che dice. 🙂

Ecco com’è nata l’idea: un giorno, spulciando qua e la tra i “fantastici commenti”, ho percepito un po’ di malcontento. Molti dicevano di essere stanchi dei soliti consigli, altri affermavano che tali suggerimenti erano in realtà validi, il problema è la difficoltà nel metterli in pratica! (ovvio!)

Altri ancora chiedevano a Stefano di raccontare un po’ della sua vita “vera”, per capire come avesse fatto a raggiungere i suoi obiettivi. Io credo che l’abbia già fatto e che ce ne sia un pezzetto in ogni articolo, ma perché solo lui?

Perché non provare a spiegare e condividere con i lettori di Mindcheats anche la mia esperienza di crescita?

Oggi ti racconto come ho gettato le basi per il mio cambiamento (in positivo) in due piccoli passi.

Ti avviso che il mio carattere è tra i peggiori di questo mondo: sono eccessivamente riflessiva, quasi paranoica e arrivo al punto di farmi mille problemi per ogni cosa. Qualche anno fa poi ero un’insoddisfatta cronica: di me stessa, della mia vita, del mondo intero…Starmi accanto non era piacevole, te lo posso assicurare!

Brontolo ci sta sempre.
Brontolo ci sta sempre.

Ora credo di essere migliorata. Sono più serena e meno insoddisfatta. Come si è compiuto il miracolo?

Ho letto centinaia (letteralmente) di manuali di psicologia e di crescita personale, però non devo solo a loro il merito della mia rinascita.

Accantoniamo un attimo tutto ciò che sappiamo (libri, tecniche, consigli) sulla crescita personale e facciamo un po’ di vuoto mentale. Ci serve spazio per cominciare a costruire qualcosa di grande!

E ora un salto indietro. Mi sembra fosse il 2001, e mi trovavo nei corridoi degli uffici dell’INPS ad aspettare. Mentre per la testa mi balenavano pensieri poco piacevoli, l’occhio era caduto su di una parete, dove c’era appesa e incorniciata questa frase:

“Mentre sogni la persona che vorresti essere sprechi la persona che effettivamente sei.”

Mi aveva talmente colpito che me l’ero annotata sul diario.

Adesso, dopo anni, mi ritrovo a sfogliare quel diario e mi chiedo che cosa avessi in testa. Perché non mi apprezzavo abbastanza? Perché volevo essere diversa da quella che ero? Come mai mi ero riempita la casa di manuali per stare meglio? Cosa mi mancava?

È a quel punto che mi sono accorta che tutti i libri erano uguali, molti articoli suonavano di trito e ritrito e, nonostante tutti i consigli o tecniche varie, io ero ancora lì a cercare di cambiare me stessa e la mia vita. Non facevo altre che incolpare tutti (figli, genitori, coniuge, colleghi di lavoro, persino il cane!) perché non trovavo il tempo e la motivazione per essere o fare quello che volevo.

Poi un giorno è successo qualcosa. Nulla di eclatante, era solo arrivato il momento giusto. Il momento in cui le orecchie mi si sono sturate e ho cominciato a sentire davvero quello che dovevo ascoltare. E poi è arrivato, se non proprio il libro, il consiglio a doc, la tecnica giusta. Era scattata la scintilla. Meglio tardi che mai! Allora finalmente ho cominciato il mio percorso. Proprio partendo da me.

Ecco i due passi fondamentali per la mia crescita.

1 – Essere consapevoli di chi siamo

A quei tempi non avevo il computer.

Inorridisco: non avevo il computer? Come facevo a vivere?

Così mi sono presa una di quelle agende che le banche regalavano a bizzeffe e ho segnato la data: 20 settembre 2002.

Poi ho messo il titolo: chi sono io?

Ho diviso la pagina in due parti, in una ho scritto tutti i miei lati positivi e nell’altra quelli negativi. Erano di più i negativi, diciassette contro undici. Rileggendoli adesso mi vengono i brividi! Poi per ogni aggettivo ho messo anche un breve commento, spiegando cosa significasse per me “essere” in quel modo, sia nel bene che nel male. Ovviamente riguardo ai lati negativi la spiegazione è stata più lunga ed elaborata. Ecco uno stralcio del diario, relativo all’insicurezza:

Penso che gli altri siano sempre migliori di me, mi fanno quasi paura(…)

Non riesco a capire come facciano a essere così tranquilli, sereni e decisi, mentre io vado nel panico per fare qualsiasi cosa! Non sono riuscita neanche a decidere quali pantaloni comprare, mi stavano tutti male(…)

Ogni volta che faccio qualcosa sbaglio. Se parlo con qualcuno non riesco mai a far valere le mie ragioni. Tanto vale che sto zitta!

Poi davo sfogo al mio alter-ego sano che rispondeva a quello malato:

E dai, non hai ancora capito che le altre persone sono tali e quali a te! Siamo tutti uguali, non esiste chi vale di più o chi vale di meno. Poi il mondo è bello perché è vario, c’è in giro di tutto e di più. C’è chi fa mille cose e chi non fa niente, ma ti posso assicurare che nessuno di loro si fa i mille problemi e paranoie che ti fai tu.

E poi che vuol dire che hai paura degli altri? Ma sei fuori? Non devi mica dimostrare niente a nessuno!

Ho pagine intere che parlano di me, una sorta di auto-analisi così approfondita che nemmeno una psicologa avrebbe fatto di meglio. Qualcuno potrà pensare che allora fossi infantile ed egocentrica, magari lo ero davvero! Eppure quello che ho fatto in quel momento era la prima cosa fondamentale che dovevo fare per cominciare a stare bene.

Avevo trovato il punto di partenza: me stessa. Avevo imparato a conoscermi, a capirmi, a perdonarmi. Ora potevo (ri)trovare l’autostima, farmi passare tutta la confusione che c’era nella mia testa e cominciare a capire chi ero. E anche chi volevo diventare nella vita.

Sarebbe fantastico se ogni persona potesse rispondere alla domanda “Chi sei?”, non solo con il proprio nome, ma con la convinzione reale di sapere chi è veramente.

Se fai questo esercizio costantemente (io l’ho rifatto altre volte nel corso degli anni) potresti davvero trovarvi di fronte a delle sorprese inaspettate. E trovare un tesoro incredibile: te stesso.

2 – Vedere la realtà per quella che è

“Salta giù dalla pianta!”

Quand’ero bambina era un ritornello. Mi dicevano anche che avevo le “fette di salame sugli occhi”. In effetti ero ingenua e credulona. All’inizio non pensavo fosse un difetto così grave, poi è arrivato il brutto giorno in cui mi sono accorta che la vita non era tutta rose e fiori come raccontano le fiabe, che il principe azzurro con gli anni a volte sbiadisce e che non tutte le persone sono così buone come sembrano.

Dall’alto delle mie illusioni ho guardato in basso e mi sono buttata: un vero e proprio salto nel vuoto, senza elastico o protezioni. Non ho potuto fare altro che spiaccicarmi al suolo. Cavolo quanto mi ero fatta male! Ma perché non mi aveva avvisato nessuno di com’era la vita?

In realtà qualcosina in proposito lo avevo letto sui manuali di Anthony de Mello (qualcuno si ricorda la storia del pollo? Illuminante vero?) ma non ci avevo dato molto peso.

L’amico Anthony ci avvisava, già dal lontano 1995, che noi non stiamo vivendo ma dormendo, che il risveglio è doloroso e che a questo mondo siamo tutti folli. Diceva che il mondo non ha nulla che non va, ma semplicemente è così, e noi dobbiamo solo accettarlo. Basta aspettative, basta false illusioni, basta schiavitù materiali. Un realismo non troppo ingenuo, un cercare di vedere le cose per quello che sono davvero e non per quello che gli altri vogliono farci credere che siano.

È così che mi sono accorta che la felicità delle fiabe è irraggiungibile. Per quanto banale possa sembrare per me era stata una scoperta catastrofica! Tendiamo a vedere il bianco o il nero, il bello o il brutto. E’ normale sia così perché la realtà è organizzata in coppie di opposti, ma non per questo dobbiamo diventare dei poveri illusi o dei depressi cronici. Dovremmo imparare a optare per il grigio, colore non molto affascinante ma che ci fa capire come ogni giorno possa portarci sia cose belle sia cose brutte. E il grigio di sfumature ne ha parecchie.

A proposito: un libro pessimo.
A proposito: un libro pessimo.

E se i colori non bastano mi affido alle percentuali, ad esempio se dico “Oggi è andato bene al 70%” posso dire che la giornata è stata tendenzialmente buona. Ovvio che se potessi vorrei che le mie giornate fossero tutte perfette al 100%, ma e impossibile. Ambire alla perfezione non serve a nulla, se non a farci sentire frustrati e arrabbiati.

Attento bene però, non ho detto che ci si deve accontentare e o che non si debbano avere ambizioni! Dobbiamo sempre puntare in alto, e come dei funamboli dobbiamo trovare quel punto speciale in cui riusciamo a stare in equilibrio tra sogni e realtà. Poi quando lo troviamo, cerchiamo non cadere troppo spesso e cominciamo a costruire la felicità partendo da lì.

Riassumendo

Primo: diventa consapevole di ciò che sei.

Secondo: abbandona le false illusioni.

Insomma, impara a vedere le cose per quello che sono, sia te stesso che il mondo.

Mi sembra una mossa intelligente gettare delle fondamenta solide. Poi la vostra casa sarà davvero stabile. Magari potreste costruirci sopra anche un grattacielo. Perché non esiste limite alla crescita personale!

E tu cosa ne pensi di questi due pilastri? Ne vuoi aggiungere altri? Fammelo sapere nei commenti. 🙂