Perché ho scelto di lavorare domenica 1 maggio

 

La scorsa domenica c’era una doppia scusa per non lavorare: primo, per definizione, era domenica. E come se non bastasse era il primo di maggio, festa dei lavoratori.

A parte il fatto di aver originato battute tipo quella qui sopra, era la perfetta occasione per avere non una, ma ben due giustificazioni per battere la fiacca.

Io in quel bellissimo dì di primavera ho puntato la sveglia alle 6:30 della mattina, e dopo una colazione abbondante e un po’ di lettura ricreativa, mi sono messo a lavorare come in un qualsiasi altro giorno feriale. Non perché ero obbligato dal datore, ma perché ho scelto di farlo.

La ragione che mi ha spinto a questa pazzia (secondo molti) non è la mole di lavoro che non mi permette di fare nemmeno un giorno di riposo, ma una scelta deliberata che ho preso a cuor leggero. A tal punto da farmi dire che…

Tutti dovrebbero voler lavorare di domenica 1 maggio

Quando dico che nel mio mondo ideale tutti non battono ciglio all’idea di lavorare di domenica 1 maggio, e scelgono di farlo come me, non è perché sogno un mondo nel quale i diritti del lavoratore che questa festa celebra cessano di esistere. Il mio mondo ideale è un mondo nel quale nessuno senta il bisogno di una festività per poter staccare dallo stress lavorativo, perché lo stress lavorativo proprio non esiste.

Non solo il primo maggio, ma l’esistenza di qualsiasi giorno festivo denota due preoccupanti verità del mondo in cui vivi. Prova a pensarci, se hai un lavoro o ne hai avuto uno in passato: questi punti si applicano anche a te? Immagino di sì.

Odi il tuo lavoro

Immagina di stare facendo qualcosa che adori. Correre, giocare all’Xbox, leggere, fare una partita a calcetto. Ti è mai capitato di guardare incessantemente l’orologio nell’impaziente attesa di poter smettere l’attività? L’unico modo che qualcuno ha di convincerti a farlo è pagarti uno stipendio? No, ovvio.

Nessuno ti deve pagare per fare qualcosa che ti piace. Lo fai perché, appunto, ti piace. Ma buona parte della popolazione non pensa che questo si possa applicare anche al lavoro. Un gran peccato, perché odiare il tuo lavoro non è una necessità imprescindibile. Il tuo stipendio non varia in base alla quantità di stress che accumuli dal lunedì al venerdì.

Inizi a capire perché tutti dovrebbero voler lavorare di domenica 1 maggio? Così come di domenica 1 maggio ti piace andare a pesca, uscire al bar, giocare a calcetto. Se ti piace farlo non importa che giorno è, se hai tempo ti ci metti. Sempre meglio che stare a oziare sul divano tutto il giorno e annoiarti di fronte all’ennesima replica di quella puntata su Discovery Channel.

Ma questo non è il solo requisito per voler lavorare il primo maggio, c’è anche il tempo da tenere in considerazione.

Non hai raggiunto un buon equilibrio fra lavoro e vita privata

Per quanto semplificare faccia sempre bene, l’essere umano non può essere ricondotto a una sola attività o passione. Per quanto ti possa piacere il tuo lavoro, non sarà mai l’unica attività che vorrai fare in vita tua. Ognuno di noi ha i più svariati interessi, e vuole coltivare altre cose al di fuori del lavoro. Altri hobby, relazioni con le altre persone, cose così.

Anche se adori la tua occupazione, fare la stessa cosa tutto il giorno, ogni giorno, dopo un po’ ti viene a noia. A me piace la quattro formaggi, ma se la mangiassi sempre a pranzo e cena, dopo un po’ mi farebbe venire la nausea.

Una parte importante della tua relazione con il lavoro (e con la vita) dipende da come riesci a gestire il rapporto fra tempo speso a lavorare e tempo speso a fare tutto il resto. Serve una relazione bilanciata: lavorare abbastanza da raggiungere i tuoi obiettivi personali, ma lasciarti abbastanza tempo libero da non rendere il lavoro una tortura.

Io sono cresciuto a Brescia, una delle provincie più produttive d’Europa (e la seconda d’Italia dietro Bolzano). Da una parte è una bella cosa, perché una produttività elevata è oggettivamente migliore in termini economici. Dall’altra ho visto un sacco di persone che non hanno capito il concetto di equilibrio. Ossia persone che lavorano troppo, pensando che l’unica vera soddisfazione nella vita sia quella di lavorare di più.

Ora, chiariamoci. Il benessere economico lo raggiungi quando hai abbastanza soldi da poterti permettere tutto quello che desideri.

Il problema: molte persone desiderano sempre qualcosina in più rispetto a quello che si possono permettere a prescindere dallo stipendio. Se guadagnassero il doppio, desidererebbero il doppio e qualcosa in più. Come un asino che muore di fiatone a rincorrere la carota.

Il segreto è di abbassare le aspettative, non necessariamente alzare lo stipendio. Sono il primo a dire che guadagnare di più dà sempre una mano, ma se l’unica soddisfazione che conosci è quella economica, allora mi dispiace per te.

Il lavoro non sarà mai un hobby, e va bene così

Hai presente tutte le frasi motivazionali dei coach che dicono “guadagna insegnando la tua passione!” o millantando lavori in cui ti diverti e basta? O qualche anno prima, con i vari “guadagna lavorando 3 ore al giorno da casa”?

Ancora oggi, la stessa brodaglia viene riproposta in conferenze di gente anche molto nota. Gente che ti dice di poter fare soldi facendo roba che adori, come nel Paese dei balocchi.

A scanso di equivoci: sono tutte stronzate.

Perché da una parte sì, ho detto che l’ideale sarebbe avere un lavoro che ti piace. Ma un lavoro è pur sempre un lavoro, dove per definizione devi compromettere.

Io adoro il mio lavoro, non lo cambierei con nient’altro al mondo. Mi piace e sono bravo a farlo. Ma non è tutto rose e fiori, ci sono cose che non mi piace fare. Stamattina ho messo insieme le fatture da mandare al mio commercialista, per dire. Fare quelle scartoffie non mi piace. L’altro giorno sono dovuto stare al PC tutto il giorno a fare ricerca: non male rispetto a molte altre cose, ma avrei preferito fare una passeggiata in montagna.

Ci sono i fallimenti, ci sono le volte in cui proprio non hai voglia di lavorare e te ne staresti a letto. Ma le bollette non aspettano, è questo il fatto.

In tutti i lavori, anche il più bello, ci sono cose che ti piacciono di più e altre che ti piacciono di meno. È normale. È un lavoro, deve pagarti le bollette e magari anche qualcosa in più. Non puoi farti guidare solo da quello che ti va di fare in quel momento.

Ma va bene così, perché il tuo lavoro non deve per forza essere sempre un hobby. Basta che ti piaccia abbastanza da non arrivare stremato al fine settimana, a non bramare il primo di maggio come se fosse una benedizione divina. E apprezzarlo abbastanza che, quando ti va di farlo, non è un problema lavorare anche nei festivi.

Dipendente VS Autonomo

Potresti pensare che questo ragionamento si applica solo ai lavoratori autonomi, e ti sbaglieresti.

Non è una novità che io preferisca essere autonomo: nella mia “lunga” carriera ho fatto solo un anno tondo tondo da dipendente, appena fuori dall’università, negli USA. E per quanto fosse un bel lavoro, non ci tornerei. Essere autonomo ti dà, come dice la parola stessa, autonomia. Puoi prendere in mano la tua vita e il tuo tempo, e farne ciò che vuoi. Sei in pieno controllo del tuo destino. Può essere una cosa positiva o una cosa negativa.

D’altra parte, al contrario di molti che elogiano la vita imprenditoriale, sono convinto che non sia per tutti. Perché essere autonomo ha anche i suoi svantaggi. Non essere mai veramente in vacanza, orari indefiniti, stipendio che va e viene, nessuna garanzia di alcun tipo di cui godono i lavoratori dipendenti. E in Italia, un regime fiscale da strozzinaggio pesante. Serve una mentalità diversa, il che nono significa che sia migliore o peggiore da quella da dipendente: semplicemente diversa.

Se sei dipendente hai meno flessibilità, ma non significa che devi inventarti scuse e rinunciare alla tua felicità e realizzazione personale. Il lavoro può sempre essere cambiato, e con gli anni dovresti aspirare a raggiungere una posizione soddisfacente. Avere un buon lavoro con una buona autonomia, andare al di là del minimo sindacale dei giorni di ferie. Lavorare per qualcun’altro non significa abbandonare ogni speranza di autorealizzazione, e soprattutto non significa distruggere i tuoi sogni.

Per me lavorare domenica uno maggio significa questo: avere un lavoro tale che non mi dispiace mettermi a lavorare anche in un (doppio) festivo.