44 domande sul colloquio di lavoro (e come rispondere)

Grazie al mio report su Come scrivere un CV ipnotico hai ottenuto il tuo colloquio: bravo! Adesso cosa fai? Non importa quanto susciti l’interesse di un datore tramite il curriculum, se non mantieni le promesse faccia a faccia il lavoro non lo otterrai comunque. Con un CV epico e nessun altro candidato viabile il colloquio potrebbe essere una conferma dell’assunzione, ma nel 90% dei casi dovrai ancora sudare freddo.

Soprattutto nei settori ad alta concorrenza, e soprattutto in Italia, fioccano le domande bastarde. Qui non devi fare una buona impressione: devi solo evitare di sbagliare. Molti giovani si fanno prendere dal panico e commettono errori banali, per questo non ti serve un intervista straordinaria: devi solo essere te stesso, sorridere, mantenere un clima disteso e dimostrarti una persona seria che va dritta al sodo.

Nel CV hai già scritto tutto quello che ti serve, durante la parte orale devi dire le stesse cose.

Ecco un elenco delle 44 domande più gettonate nei colloqui, con la risposta ideale per ognuna. A volte queste domande compaiono anche nei fogli di candidatura delle grandi aziende, puoi usare la stessa risposta. Queste domande vanno bene sia per il tuo primo lavoro che per uno che richiede tanta esperienza.

Ti voglio dare un principio che vale sempre, in ognuna di queste domande: quando dici qualcosa, spiega il perché. “Perché” è la parola magica che, da sola, può farti assumere. Così come nel CV ricorda che devi parlare del tuo datore e di che vantaggi può avere dall’assumerti, non di te.

1 – Pensi di essere il miglior candidato per questo lavoro? Perché?

Spendi qualche secondo a confrontare i requisiti per lavorare in quel posto con le tue competenze, poi sottolinea i punti in comune. Tieni un tono positivo e non sminuire gli altri candidati.

“Nel suo ristorante cerca un cuoco che sappia cucinare pesce di lago, io ho frequentato una scuola di cucina a Milano e ho lavorato come Chef in due ristoranti per sei anni in totale.”

2 – Sei troppo qualificato per questo lavoro?

Questa domanda è rara se sei giovane, e anche se hai tanta esperienza è difficile che ti venga posta. Rispondere non è facile, perché ci possono essere varie ragioni che portano il capo a chiede una cosa del genere:

  • Ha paura che chiederai uno stipendio troppo alto.
  • Pensa che te ne vuoi andare appena possibile.
  • Non hai trovato niente di meglio.

Se sei troppo qualificato per un lavoro, preparati con una giusta spiegazione. Ad esempio:

“Non lavoro per i soldi e questa occupazione mi dà il perfetto equilibrio fra lavoro e vita privata.”

3 – Descrivi un problema sul lavoro che hai affrontato e superato in passato.

Non c’è una risposta sbagliata a questa domanda, perché è una domanda comportamentale: la logica è che quello che hai fatto in passato è un buon modo per valutare quello che farai in futuro. Sii sincero e rispondi con franchezza, ma tieniti sempre su toni positivi: focalizzati sulla soluzione, non sul problema. Sii specifico ed evidenzia che sei stato tu a risolverlo.

“Quando Maria del reparto marketing se n’è andata inaspettatamente ho riorganizzato il dipartimento per lavorare con un dipendente in meno. Ho fatto gli straordinari per portare avanti il lavoro finché non abbiamo trovato un altro impiegato.”

4 – Descrivimi la tua personalità.

Questa è una domanda così comune che dovresti preparartela a tavolino, parola per parola. Ancora una volta ricorda che non devi parlare di te stesso, ma del datore. Come?

Quando hai scritto il CV hai creato quella che in inglese si chiama USP. ossia il singolo elemento che ti rende perfetto per quel lavoro. In questa domanda descrivi il tuo punto di forza, come l’hai acquisito e come influenza il tuo lavoro. È un riassunto della tua lettera di presentazione. Usa la tecnica dei politici: ignora la domanda e dì quello che l’interlocutore vuole sentirsi dire.

“Sono un laureato con 109 in economia alla Bocconi, ho studiato per 6 mesi a Londra e con 12 mesi di esperienza in uno studio di commercialisti a Milano.”

5 – Descrivi il tuo capo migliore e peggiore

Mai, mai, mai, MAI parlare male di un tuo capo precedente, non importa quello che ha fatto. È una delle vie migliori per la disoccupazione. Usa questa risposta:

“Ho imparato qualcosa da ognuno dei miei datori. Cosa fare da quelli migliori, e cosa non fare da quelli con cui ho avuto difficoltà.”

6 – Quali sono i tuoi obiettivi di carriera?

Che può essere riformulata con: hai già pensato alla tua carriera? Anche oggi, ho l’impressione che molte carriere partano dal caso. Devi invece avere un obiettivo chiaro in mente e ogni tuo lavoro deve portarti più vicino a realizzarlo. Se hai seguito questo passaggio, rispondi alla domanda in modo sincero.

Se invece stai cercando un lavoro qualsiasi perché sei disoccupato, dovrai arrangiarti in modo diplomatico. Cerca comunque di giustificare la tua scelta in maniera logica e trova il vantaggio di ogni lavoro. Dimostrati una persona motivata.

“Voglio lavorare a contatto con le persone nel settore del marketing, quindi credo che questo lavoro da cameriere sarà un ottimo esercizio.”

7 – Descrivi il tuo modo di lavorare.

Qui è importante sottolineare non tanto la tua velocità nel fare qualcosa, ma la tua precisione e cura dei dettagli.

“Sono molto organizzato, per questo riesco a coordinarmi bene con altre persone e noto tutti gli errori in poco tempo.”

8 – Preferisci lavorare da solo o in squadra?

In teoria dovresti aver fatto abbastanza ricerche per sapere se il tuo lavoro dovrà essere da solo o in squadra, in tal caso rispondi in base alla posizione che andrai a ricoprire. Altrimenti dì che sei capace in tutti e due: se parli sono del lavoro di squadra, potresti essere scartato perché non sei in grado di gestirti autonomamente.

“Sono una persona autonoma in grado di lavorare per conto mio, ma mi piace lavorare in team perché posso concentrarmi su quello che so fare meglio, e ho un buon rapporto con i colleghi.”

9 – Ti porti il lavoro a casa se non l’hai finito?

Questa è una domanda che in Italia non si fa molto spesso, ma dilaga negli uffici anglosassoni. Io la metto lo stesso, perché potrebbe arrivare anche dalle nostre parti prima o poi. Si sta diffondendo nei lavori da ufficio, dove a volte c’è troppo lavoro per essere portato a termine in giornata. È anche tipico dei lavori che pagano a provvigione. Tieni la risposta corta: ogni parola in più può essere quella sbagliata.

“Preferisco finire il lavoro in ufficio se possibile, ma quando non è possibile sì, mi porto il lavoro a casa, perché so l’importanza di finire un progetto in tempo.”

10 – Dammi un esempio di lavoro di squadra.

Nel terzo millennio questa domanda va di moda, così come tutto quello che riguarda il lavoro di squadra. Preparati la risposta, perché potresti doverla usare spesso. Dai una risposta dettagliata in pochi secondi e non il generico “ho un carattere adatto al teamwork.”

“Nella Pinco SPA ho lavorato insieme ad altri due economisti e al reparto ricerca e sviluppo per creare un miglioramento tecnico del prodotto.”

11 – Hai mai avuto problemi con un dirigente?

Anche se avevi ragione, non vuoi dare l’impressione di essere un anarchico che odia ogni forma di potere. Se necessario dì che sei consapevole dell’importanza di una figura di comando in ogni azienda ben organizzata, poi addolcisci la pillola. Non dire che non hai mai avuto problemi se non è vero: è una bugia facile da scoprire. Se parli del problema, parla anche di come l’hai risolto (questa è una regola che vale sempre).

“Ho avuto un problema con un dirigente nello scorso lavoro, perché non eravamo d’accordo sul modo in cui i clienti andavano trattati. Gli ho parlato e abbiamo scoperto di avere lo stesso obiettivo, da lì siamo riusciti a trovare un punto di accordo.”

12 – Ti sei mai arrabbiato al lavoro? Cosa è successo?

“Arrabbiato”, per un datore, significa “perdere il controllo.” Tutti ci arrabbiamo, il tuo datore vuole sapere se sei una persona ragionevole in ogni situazione. Sottolinea questo aspetto.

“Per me arrabbiato significa perdere il controllo, e io non perdo il controllo: quando mi sento stressato mi fermo un secondo, respiro e penso alla soluzione migliore per risolvere il problema.”

13 – Come te la cavi sotto pressione?

Un buon lavoratore sa lavorare sotto pressione e dà comunque il meglio di sé. Il mio lavoro negli Stati Uniti aveva un ritmo molto elevato, quindi quando mi sono trasferito in Inghilterra ho fatto di questo un mio punto di forza.

“Mi piace lo stress, perché mi permette di dare il meglio di me e di lavorare al ritmo che preferisco. Ho già avuto esperienza con un lavoro molto rapido e stressante, e me la sono cavata egregiamente.”

14 – Come misuri il successo?

Questa è un’ottima possibilità di personalizzare la tua presentazione: non parlare solo del successo sul lavoro, ma anche personale. Ricorda di essere breve, non dilungarti su spiegazioni che il tuo capo non ha tempo e voglia di sentire.

“Per me successo significa raggiungere gli obiettivi professionali che mi sono posto e mi sono stati dati dai superiori. Al di fuori del lavoro mi piace correre, quindi il successo è correre una mezza maratona in tempo record.”

15 – Per quanto hai intenzione di lavorare in questa compagnia?

Se vuoi una carriera in quel posto, perfetto: dillo. Se cerchi un lavoro temporaneo, usa un po’ di diplomazia. Ci sono candidati che vanno a un colloquio e spiegano di voler rimanere per qualche mese prima di trovare un altro lavoro o tornare a scuola: se è un lavoro stagionale nulla di sbagliato, ma se il tuo datore cerca un impiegato a tempo pieno una cosa del genere può costarti l’assunzione. Nessuno pretende che la tua massima aspirazione nella vita sia fare il commesso, fallo intendere ma dimostra onestà.

“Mi piacerebbe restare in questa compagnia finché non realizzerò i miei obiettivi professionali, e in ogni caso finché sarò utile. Quello che le posso assicurare fin da ora è che non sarò mai così scorretto da andarmene senza darle il più largo preavviso che mi è concesso.”

16 – Quanto vorresti essere pagato?

Prima di andare a un colloquio, dovresti sapere quanto vale la tua posizione e quanto vali tu. Insomma, devi fare una vecchia sana ricerca per scoprire il più possibile sul salario medio. Così potrai andare al colloquio con già un’idea di quello che dovresti prendere. Tranne rare eccezioni che non ti riguardano, è meglio non sbilanciarti proponendo uno stipendio: hai solo da perderci. Piuttosto usa una frase generica per costringere il datore a fare la prima proposta che tu puoi valutare. Ricorda che non devi dire sì o no immediatamente, a meno di un lavoro a breve termine, puoi usare un “ci devo pensare” se la proposta non ti aggrada.

“Prima di pensare a uno stipendio adeguato vorrei sapere di più sul lavoro e quali saranno le mie responsabilità.”

17 – Come descriveresti il tuo ritmo lavorativo?

Qui vuoi restare nel mezzo: se dici di essere troppo veloce sembrerai poco professionale, se sei troppo lento nessuno vorrà assumerti.

“Ho un buon ritmo, una volta che inizio qualcosa mi piace finirla in maniera veloce ma senza sbagli, perché gli errori costano tempo e denaro.”

18 – Come ti descriveresti?

Niente di nuovo sotto il sole: parla della tua USP, fai un riassunto della lettera di presentazione e metti in luce i punti salienti che ti distinguono dagli altri. Ecco un’ottima ragione per rileggere il CV appena prima di presentarti al colloquio.

“Mi piace risolvere problemi complessi e sviluppare soluzioni originali per venire a capo di una situazione difficile.”

19 – Cosa faresti se il tuo capo avesse torto?

Questa domanda ti viene fatta per vedere come reagiresti in una situazione difficile. Puoi restare sul vago, ma non eludere la domanda: non devi dare una risposta secca, ma girare intorno all’argomento per far vedere che valuteresti la situazione in base a una serie di parametri. La cosa migliore che puoi fare è rispondere in base al datore: se ti sembra tranquillo e amichevole, puoi dare la tua opinione. Se è ingessato e spocchioso, riconosci la sua autorità. Quindi ci sono tre modi a seconda di chi hai di fronte:

  1. “Esprimerei la mia opinione se pensassi che potrei portare un vantaggio all’azienda e cercherei di convincere il mio capo delle mie ragioni, ma sempre con discrezione e tranquillità.”
  2. “Un dirigente è dirigente perché ha più esperienza di me, quindi se non sono d’accordo con lui è probabilmente perché non ho a disposizione una serie di informazioni e competenze: non voglio causare tensioni.”
  3. Non lo so, dipende dalla situazione. Non posso dare una risposta così su due piedi perché ci sono molte variabili in gioco.”

20 – Se chiedessi ai tuoi amici perché dovresti essere assunto, cosa risponderebbero?

Qui il datore vuole sapere cosa pensi che gli altri pensino di te, ed è un esercizio di autostima. Non scherzare, non riderci sopra e non fare la battuta del “direbbero che un ubriacone come me dovrebbe fare il vaccaro.” Non è il caso. Dimostra sicurezza e usa questa opportunità per mettere in luce i tuoi pregi e la tua famosa USP.

“Sono sicuro direbbero che sono un ottimo candidato, perché ho lavorato per anni nel settore e sono una persona seria e qualificata. Mi descriverebbero come un uomo che non lascia il lavoro a metà e cerca di dare il massimo in ogni situazione.”

21 – Che ambiente di lavoro preferisci?

Se sai in che ambiente di lavoro andrai a lavorare, descrivi esattamente quello: qui una bella fase di ricerca non te la toglie nessuno. Se ancora non lo hai scoperto, tieniti sul vago per evitare di fare errori. Anzi, puoi sfruttare l’occasione per chiedere al capo questa domanda: in questo modo avrai un’informazione importante da usare nella seconda parte del colloquio e ti dimostrerai interessato all’azienda.

“Sono flessibile quando si tratta dell’ambiente di lavoro. Già che me lo chiede, qual è l’ambiente in questa azienda?”

22 – Vuoi sapere qualcos’altro sul lavoro e la compagnia?

Questa è una domanda che spesso chiude il colloquio. Se ti viene posta, congratulazioni! Significa che il tuo datore sta seriamente pensando di assumerti. In quest’ultima fase puoi dare il colpo di coda e farti ricordare per una domanda intelligente. Inoltre, se sei altamente qualificato, puoi mettere in chiaro che i tuoi standard sono alti (e in ogni caso dovrebbero esserlo).

Qui l’unica risposta sbagliata è il “no”: ho un amico che si è fatto assumere chiedendo al capo che auto guidava (ma sapeva che erano entrambi appassionati di macchine sportive e si sono messi a parlare di quello – un colpo di genio). Quindi ecco alcune idee che puoi sviluppare:

  • “Come descriverebbe il mio lavoro?”
  • Come descriverebbe una tipica settimana nella mia posizione?”
  • “È una posizione nuova? Se no, cos’è successo a chi mi ha preceduto?”
  • Che tipo di filosofia usa la direzione per gestire lo staff?”
  • Quante persone lavorano in questo ufficio/bar/dipartimento?”
  • “Dovrò viaggiare molto?”
  • “Ci sono possibilità di avere una promozione negli anni seguenti, e in base a che criteri?”
  • “Cosa le piace di questa azienda?”
  • “Vorrebbe una lista delle mie referenze?”
  • “Se mi desse il lavoro, quando vorrebbe che iniziassi?”
  • “Ci sono altre domande che vorrebbe io rispondessi?”

E un bonus: le domande che non devi mai chiedere.

  • “Dovrò lavorare straordinari?”
  • “Come funzionano i permessi e le ferie?”
  • “Cosa fa questa compagnia?”
  • “Posso cambiare i miei orari se vengo assunto?”
  • “Mi assumerà o no?”

23 – Perché vuoi lavorare qui?

Qui il datore vuole sapere se sei effettivamente interessato a lavorare nella compagnia. Per rispondere bene, devi fare una ricerca estensiva sul datore: parla con i dipendenti, guarda in internet, chiedi in giro. Fai il possibile per sapere tutto. In questo modo puoi parlare dei benefici che avrai sul profilo professionale e personale, come l’esperienza che andrai a fare.

Compara i tuoi obiettivi a quelli del datore e metti in evidenza i punti in comune, sottolineando le tue competenze.

“Questa compagnia è nota per preoccuparsi molto dell’ambiente e della comunità in cui opera, quindi voglio fare la mia parte per rendere questa zona sempre migliore.”

24 – Che cosa cerchi nel tuo prossimo lavoro?

Il datore vuole sapere se i tuoi obiettivi sono in linea con quelli dell’azienda. E se non sai gli obiettivi dell’azienda? Semplice: chiedili. Poi rispondi in base a quello che ti viene detto riutilizzando le stesse parole. È una tecnica spudorata di PNL, ma viene usata così poco che risulta efficace nonostante la sua banalità.

“Vorrei chiederle signor Mini, qual è il percorso tipico per una persona nella mia posizione in questa azienda?”

25 – Quali sono le tue passioni?

Qui devi studiare il CV, la sezione con le tue passioni e recitare la stessa risposta. Ti ho già dato tutti i consigli nel mio report su come scrivere un CV, quindi passiamo oltre.

26 – Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

Qui vuoi connettere la risposta con il lavoro che vuoi ottenere: al datore non gli interessa sapere se vuoi laurearti o andare in pellegrinaggio a Gerusalemme. Se stai per fare un lavoro generico, sottolinea come anche questo lavoro sia un tassello importante per acquisire esperienza qualificante.

“Il mio obiettivo a lungo termine è trovare un lavoro in una compagnia che mi permetta di crescere personalmente e professionalmente: credo che un lavoro qui sia un tassello fondamentale in questo percorso di miglioramento, quindi intendo sfruttarlo al massimo e impegnarmi al 100%.”

27 – Qual è il tuo stipendio minimo?

Puoi parlare del tuo stipendio minimo solo quando sei altamente qualificato e non sei disposto a lavorare sotto una certa soglia. Ma se sei un lavoratore generico che vuole un lavoro qualsiasi, non hai un minimo.

Se non vuoi fare uno stage ma essere assunto con un vero stipendio, puoi dire questo. Ma resta sul vago e non dare un numero, è il tuo datore che deve fare la prima proposta.

“Vorrei un lavoro a tempo pieno e non in stage, ma prima di azzardare una cifra vorrei sapere di più sul lavoro e sulle mansioni che andrò a svolgere.”

28 – Cosa puoi fare per questa compagnia?

Questa domanda è facile: hai già dato una risposta nel CV, quindi non devi fare altro che ripeterla. Idealmente questa domanda non deve esserti nemmeno posta: è tuo compito rendere palese i vantaggi della compagnia nell’assumerti sia nel CV che all’interno delle altre domande fatte in precedenza.

29 – In che modo puoi contribuire nella compagnia?

Il modo migliore per rispondere a questa domanda è citare un esempio di come sei stato utile in passato, e alludere al fatto che puoi portare la stessa esperienza in futuro con il nuovo lavoro.

“Ho gestito il magazzino e il rifornimento in un bar ad alto volume di clientela, quindi sono sicuro di poter far risparmiare a questo ristorante molti problemi logistici con la mia esperienza.”

30 – Che sfide vorresti affrontare nel tuo prossimo lavoro?

A questa domanda rispondi menzionando come useresti le tue competenze per portare vantaggi all’azienda in situazioni specifiche. Puoi anche dire che sei motivato dalle sfide e non ti tiri indietro di fronte alle difficoltà, sei flessibile e in grado di lavorare in condizioni diverse.

“Mi piacciono le sfide, quindi vorrei essere messo a lavorare su problemi stimolanti. Ad esempio l’anno scorso sono stato incaricato di aumentare le vendite di un prodotto in un mercato stagnante, e sono riuscito ad alzare i ricavi del 12%.”

31 – Cosa ti piaceva o non ti piaceva nel tuo lavoro precedente?

Quando ti viene chiesto cosa non ti piaceva del lavoro precedente, non essere troppo negativo. Se ti metti a parlare male del precedente datore, il tuo capo penserà che un giorno parlerai così anche di lui. Ha più senso parlare di cosa cerchi in un lavoro e delle tue esperienze positive. Ricorda di rinforzare ogni esperienza con dettagli di come sei stato utile al precedente datore.

“Mi piace stare con i miei colleghi, nel mio ultimo lavoro l’atmosfera era rilassata e amichevole, il che ci ha permesso di dare il massimo anche nei momenti più stressanti. Abbiamo lavorato bene in squadra e abbiamo raggiunto risultati che singolarmente non avremmo ottenuto.”

32 – Cosa ti aspetti da un supervisore?

Durante tutto il colloquio stai attento al tuo datore e, se ti fa questa domanda, descrivilo meglio che puoi. Il tuo datore preferito è sempre quello che ti trovi di fronte. Se non sei sicuro di qualche dettaglio, omettilo o generalizza (restando sempre sul positivo). Per non essere artificioso, specifica il perché

“Mi piace lavorare in un ambiente nel quale il datore cerca di stabilire un contatto più personale e amichevole con i dipendenti, perché in un clima sereno si lavora meglio.”

33 – Quali sono, secondo te, le decisioni più difficili da prendere al lavoro?

Questa è un’altra domanda comportamentale: l’unica risposta sbagliata è il silenzio. Descrivi una situazione difficile che hai affrontato nel tuo passato lavorativo (o scolastico se non hai nessuna esperienza lavorativa) e come l’hai affrontata. Concentrati e focalizza l’attenzione sulla risoluzione e su come la tua decisione difficile sia stata quella giusta.

Preparati questa risposta in anticipo, perché non è facile pensarci in pochi secondi.

“Ho dovuto scegliere quale di due dipendenti licenziare, sono riuscito a trovare una posizione alternativa per Giovanni e con solo Marco il dipartimento ha funzionato meglio e con un margine di profitto maggiore.”

34 – Cosa hai imparato dai tuoi errori?

Non dire che non hai fatto errori, nessuno ci crede. Quello che invece devi fare è non menzionare l’errore specifico e focalizzarti su quello che hai imparato e sugli aspetti positivi, per dimostrare che sei una persona flessibile in grado di imparare dagli sbagli.

“Ho imparato a guardare ogni situazione da più punti di vista e rimanere sempre concentrato alla ricerca di soluzioni migliori, perché la strada più semplice non è sempre quella giusta.”

35 – Cosa ti interessa di questo lavoro?

Qui ti basta menzionare il set di competenze richieste dal lavoro, poi collegarle alle tue abilità.

“Mi interessa questo lavoro perché richiede una conoscenza della statistica ed esperienza nel marketing, requisiti che possiedo: sono sicuro che sarà un lavoro interessante e stimolante che mi permetterà di migliorare professionalmente.

36 – Qual è il tuo più grande punto di forza?

Questa è una domanda bonus, facile da rispondere perché ti viene chiesto di parlare di quello che vuoi e devi parlare: in che modo puoi tornare utile alla compagnia per la quale vuoi lavorare. Non parlare dei tuoi punti di forza fini a sé stessi e in ogni caso spiega come possono tornare utili al tuo datore. Sii più specifico che puoi.

“Ho tre anni di esperienza in un hotel a 5 stelle, quindi ho imparato molto sul servizio per il cliente e le problematiche tipiche del settore alberghiero.”

37 – Qual è la tua più grande debolezza?

Questa domanda è già più difficile perché non puoi dire che sei una persona perfetta, non sarebbe realistico. Puoi invece fare due cose:

  • Menzionare debolezze che non interessano al tuo datore.
  • Citare debolezze che avevi ma hai migliorato con l’esperienza (senza menzionare le competenze chiave del lavoro).

Nota che in questo modo non stai evadendo la domanda, ma non dici nemmeno niente che può metterti in cattiva luce. Ad esempio, per un lavoro da impiegato in uno studio di commercialisti:

“Non sono un bravo oratore e per me è difficile presentare efficacemente di fronte a un grande pubblico.”

38 – Che problemi hai trovato sul lavoro?

Tutti hanno avuto problemi sul lavoro e puoi seguire lo stesso schema che ti ho citato precedentemente: menzionali appena, poi concentrati il modo in cui li hai risolti grazie alla tua abilità. Metti il luce la tua bravura nel risolvere i problemi.

“Penso che il modo migliore di risolvere i problemi sia quello di affrontarli subito senza procrastinare. Quando ho scoperto che un collega stava parlando male di me e dicendo falsità agli altri, sono andato a parlargli con calma. È saltato fuori che è stato un errore di comprensione da parte sua, e mi sono riconciliato sia con lui che con il nostro supervisore.”

39 – Qual è stato il tuo più grande successo (o fallimento) sul posto di lavoro?

Il tuo datore vuole sapere gli obiettivi che hai raggiunto, e mancato, nel tuo lavoro precedente. Il modo migliore per rispondere è di citare un successo direttamente correlato a quello nuovo che andrai a fare, se hai esperienza di lavoro rilevante. Se non ce l’hai, basta un successo a livello scolastico o al limite personale e sportivo (ma in quel caso non dimenticare di specificare perché è importante e come può tornare utile al datore). Se devi pensare a un fallimento, menzionane uno minore e che non ti metta in cattiva luce.

Queste informazioni dovrebbero essere già tutte sul CV, quindi rileggile e menzionale.

“Ho già lavorato nella mia università e ho gestito l’immatricolazione degli studenti, quindi sono in grado di organizzarmi per lavorare in ufficio in maniera efficiente e so come funziona la burocrazia statale.”

40 – Cos’era l’aspetto più gratificante (e degradante) del tuo precedente lavoro?

Questa non è facile da rispondere: devi assicurarti che l’aspetto degradante non sia niente che andrai a svolgere nel nuovo lavoro. Visto che non puoi mai essere sicuro, resta sul vago e aggira la domanda. In ogni caso, non parlare male di niente e di nessuno: ricorda, sii sempre positivo. Piuttosto, accentua i compiti gratificanti soprattutto se sono parte del nuovo lavoro.

“Ho lavorato all’aperto e in mezzo alla natura, ho aiutato la comunità a preservare le aree verdi.”

41 – Che esperienza hai?

Un’altra domanda bonus: ti ho già parlato dell’esperienza nel mio report su come scrivere un CV, cita le stesse cose e non avrai difficoltà. Il colloquio di lavoro non è che una prosecuzione del curriculum: se l’hai scritto bene, non devi cambiare niente.

42 – Cosa faresti se non venissi assunto?

Qui il datore vuole sapere se sei disperato, se cerchi qualsiasi lavoro o se sei interessato a quella posizione specifica. Di solito questa domanda ti viene rivolta quando il datore si aspetta di assumerti per anni, non in un lavoro stagionale. Evidenzia che vuoi lavorare per quel datore o al limite in quel settore e spiega il perché.

“Vorrei tanto lavorare in questa compagnia perché rappresenta un’importante tappa per il mio sviluppo professionale, quindi cercherei se ci sono altre posizioni aperte. Se non fossi comunque scelto, cercherei un lavoro simile perché voglio una carriera nella ristorazione. Ma penso che con la mia esperienza potrei portare grandi vantaggi a questa azienda.”

43 – Perché hai lasciato il tuo precedente lavoro?

Dipende se sei stato licenziato o te ne sei andato tu. In ogni caso non insultare il datore precedente. Visto che è una domanda scottante, è una buona idea cambiare l’argomento il prima possibile.

Se sei stato licenziato, prova con una di queste frasi:

  • “Essere licenziato è stato positivo per me, perché adesso ho la possibilità di cercare un lavoro più in linea con i miei interessi. Vuole che le parli delle competenze che ho acquisito in quel lavoro?”
  • “Le mie competenze non combaciavano con quello che cercava il mio datore, ma penso che siano perfette per questo nuovo lavoro. Vuole che gliene parli?”
  • “Anche se sono stato licenziato, ho un buon profilo curricolare e diverse referenze. Purtroppo non ho avuto la possibilità di dimostrare le mie qualifiche e la mia professionalità nel lavoro precedente.”
  • “Il lavoro non stava andando bene, quindi io e il mio capo abbiamo deciso di comune accordo questo taglio di personale.”
  • “Un nuovo dirigente è arrivato e ha deciso di portarsi dietro il suo vecchio staff. Era suo diritto farlo, ma purtroppo sono stato coinvolto nel taglio di personale.”

Se invece sei stato tu ad andartene, usa una di queste frasi:

  • “Non ero più soddisfatto al 100% del mio lavoro e ci tenevo molto all’azienda, ho deciso di lasciare perché non ero più motivato a dare il massimo e non volevo impattare negativamente sul morale degli altri dipendenti. Il capo è stato molto comprensivo e siamo ancora in ottimi rapporti.”
  • “Con il vecchio impiego non avevo possibilità di carriera, quindi ho deciso di puntare a qualcosa che mi permettesse una maggiore crescita professionale.”
  • “Il mio precedente lavoro era distante da casa, ho deciso di trovarne uno più vicino perché mi sto per sposare.”
  • “Mi sono appena laureato e cerco un lavoro dove possa mettere in pratica le competenze che ho acquisito.”

44 – Cosa sai di questa azienda?

Questa è la domanda tipica fatta da un datore che vuole scremare gli interessati dagli sfaticati: non farti cogliere impreparato, un errore qui potrebbe costarti tutto quello che hai fatto finora. Ma se rispondi bene, passerai automaticamente in testa alla lista dei candidati. Fai ricerche dettagliate sull’azienda che ti va ad assumere e dispensa la tua conoscenza con questa domanda. Se riesci, parla con i dipendenti per avere informazioni top-secret. Non dilungarti troppo su questa domanda: sii specifico, cita nomi e numeri, ma sempre sintetico. Una volta che il datore si è reso conto che hai fatto le tue ricerche, puoi fermarti. Bastano in genere 10-15 secondi.

“So che siete i leader a livello nazionale perla distribuzione di legna da ardere in nord Italia ed esportate anche in Austria, Slovenia e Svizzera. Avete 20 camion per il trasporto dei tronchi e l’ultimo anno è andato molto bene, quindi siete alla ricerca di nuovo personale.”

Conclusione

Ti consiglio di rileggere il CV prima di andare al colloquio: vuoi essere coerente con quello che hai scritto, perché ogni minima discrepanza può costarti il lavoro. In questo maxi-articolo ho messo in elenco sia le domande fatte a un giovane, che quelle per un candidato con più esperienza. Così non ho lasciato fuori nessuno. 😉

Spero di averti chiarito ogni dubbio. Hai fatto un colloquio dove ti hanno posto una domanda difficile e non sei riuscito a rispondere? Fammela sapere tramite il modulo dei contatti (o email via info@mindcheatsa.net) e la aggiungerò a questa lista. 🙂

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