5 comuni falsi miti sulla mente umana

“La neuroscienza è il cervello umano che si studia da solo.”

– Anonimo

Sulla mente umana abbiamo scoperto molto negli ultimi anni, e ancora molto c’è da scoprire.

Essendo di fatto una delle cose più complesse dell’universo conosciuto (insieme all’universo stesso), nei secoli sono venuti fuori un sacco di miti popolari. È quello che fa la mente quando non riesce a trovare una spiegazione immediata alle cose: crea dei nessi di causa-effetto inesistenti, in pratica si inventa delle spiegazioni che può comprendere.

Anche se raramente corrispondono alla verità.

Quindi ecco svelati cinque falsi miti sul cervello, che ti aiuteranno a capire meglio come funziona il pensiero umano.

1 – Svegliare un sonnambulo è pericoloso

Svegliare sonnambulo pericoloso
Uno dei pochi episodi di Paperino che ancora mi ricordo. E ne ho visti tanti.

Per quanto sia una leggenda metropolitana comune, soprattutto negli Stati Uniti, non c’è nessuna base scientifica dietro a questa affermazione (fonte).

Il sonno è sempre stato un aspetto mistico e affascinante nella storia dell’umanità, e solo negli ultimi anni gli studi hanno provato a capire perché dormiamo e cosa succede nel cervello di notte. Dico “provato”, perché ancora non c’è un granché di ricerca sull’argomento.

Per questo non mi stupisce il mito secondo il quale svegliare un sonnambulo sia pericoloso: la mente umana ha paura di quello che non capisce, è una reazione inconscia.

Anzi, un sonnambulo è meglio svegliarlo.

Durante il sonno si possono compiere attività complesse come guidare una macchina, un’attività che per definizione richiede l’essere svegli e attenti. Quindi lasciare dormire un sonnambulo può essere più pericoloso che svegliarlo.

D’altra parte, qualcosa di vero nel mito c’è.

Il sonnambulismo avviene nella fase di sonno profondo, quelle dalla quale è difficile svegliarsi. Non impossibile, ma il risveglio è poco dolce. Una persona che viene svegliata bruscamente dal sonnambulismo può spaventarsi e reagire d’istinto, ad esempio tirandoti un montante da Mike Tyson sui denti.

La cosa migliore da fare è condurre per mano il sonnambulo a letto, e lasciarlo dormire.

2 – Einstein è stato bocciato in matematica

Se fallisci, non demoralizzarti. Anche Einstein è stato bocciato in matematica.

Per quanto sia una frase motivazionale d’impatto, è falsa.

Einstein è sempre stato un genio della matematica e fisica, ben al di là dei suoi contemporanei.

A 12 anni già studiava il calcolo infinitesimale, una materia che oggi in Italia viene appena accennata in quinta liceo e studiata decentemente solo all’università (ossia limiti, derivate e integrali).

calcolo infinitesimale
Immagina di studiare questa roba qui a 12 anni. Ecco.

Forse il mito deriva dal fatto che a 16 anni, nel 1895, ha fallito l’esame di ammissione al Politecnico Federale di Zurigo. Sottolineo: a 16 anni, test d’ammissione a una delle più prestigiose università d’Europa.

Per quanto abbia passato il test di fisica e matematica a pieni voti, è rimasto insufficiente nella materie non scientifiche (soprattutto francese).

3 – Abbiamo solo 5 sensi

Il “sesto senso” è nell’immaginario comune qualcosa di magico, in realtà ce l’abbiamo tutti.

E anche il settimo. E l’ottavo. E il nono.

Eccetera eccetera.

Anzitutto definiamo cos’è un “senso”, che in pochi lo sanno:

Un sistema costituito da un gruppo di cellule sensoriali recettive che rispondono a uno specifico fenomeno fisico, e corrispondono a un particolare gruppo di regioni cerebrali nelle quali i segnali sono elaborati e interpretati.

Okay, quindi quali sono gli “altri sensi” oltre ai cinque conosciuti?

  1. Pressione: che è distinto dal tocco, visto che coinvolge recettori e neuroni differenti.
  2. Prurito: anche questo è diverso dal tocco, il prurito è un senso a parte del quale farei volentieri a meno. Mentre ho scritto questa frase, mi sono grattato il naso tre volte.
  3. Termocezione: l’abilità di percepire il caldo e il freddo. Che a sua volta si divide in più sensi: caldo e freddo sono interpretati da organi sensoriali diversi. In più, esiste un senso specifico per monitorare la temperatura corporea interna.
  4. Propriocezione: la capacità di percepire il proprio corpo nello spazio. Se chiudi gli occhi e muovi il braccio, sai lo stesso più o meno dove si trova.
  5. Sensori di tensione: questo è molto specifico, e si occupa di monitorare se i muscoli sono in tensione o rilassati.
  6. Nocicezione: un altro senso del quale farei volentieri a meno, visto che fa sentire dolore (sì, è diverso dal tatto e dalla pressione).
  7. Equilibrio: non credo abbia bisogno di una spiegazione.
  8. Fame.
  9. Sete.
  10. Magnetorecezione: questa è bella, perché è l’abilità di percepire i campi magnetici come fanno gli uccelli per orientarsi durante la migrazione. Nell’essere umano non è molto forte, ma alcuni studi suggeriscono che è presente. Ma ancora nessuno sa bene come funziona.

4 – Usiamo solo il 4-10-20% del cervello

Se così fosse, saremmo tutti dei vegetali attaccati a una macchina (fonte).

Non si sa bene da dove venga questo mito, forse da Karl Lashley che si divertiva a rimuovere parti del cervello dai ratti e vedere come sopravvivevano. Tuttavia, oggi sappiamo con assoluta certezza che ogni parte del cervello umano è importante: ogni area svolge compiti diversi, ma nessuna è inutile.

Da qui il mito è un po’ andato per la tangente, arrivando a persone che sostengono di avere poteri psichici e telecinetici grazie all’abilità di sfruttare il 100% del proprio cervello. Ovviamente, non esiste uno straccio di studio che lo dimostra.

Anche da un punto di vista evolutivo, non ha senso credere che delle parti del cervello si siano evolute anche senza una funzione pratica. Non è così che funziona la selezione naturale.

5 – L’alcol uccide i neuroni

Un mito popolare che è stato diffuso dalle associazioni contro l’abuso di alcol, e si è diffuso perché nessuno si è mai premurato di verificare la fonte.

Dopotutto se non supporti questa affermazione non supporti le campagne anti-alcolismo, quindi sei un mostro! Scherzi a parte, la ragione psicologica per il diffondersi di questo falso mito è proprio questa: nessuno si è voluto mettere contro una campagna socialmente utile.

Ma non esistono prove a supporto di questa tesi, e anzi alcuni studi suggeriscono che ci potrebbe essere una relazione fra il consumo moderato di alcol e la riparazione dei tessuti cerebrali. Di certo, l’unico modo per danneggiare il cervello con l’alcol è bere vodka come fosse acqua minerale per anni. E anche lì, gli studiosi sono in disaccordo (fonte).

Ma attenzione, perché sto parlando solo di neuroni: altre parti del corpo, come il fegato e i muscoli, sono più deboli all’alcol. Soprattutto a lungo termine. Se vuoi sapere quanto puoi bere ogni giorno senza danneggiare il tuo corpo, l’indice alcolico di Roberto Albenesi è un buono strumento.