4 scoperte che non trovi nei libri di autostima

Oggi pubblico un articolo di Manuela Mattei, una lettrice di Mindcheats, che ci parla di come migliorare l’autostima. Buona lettura!

Con una mela in testa siete un bersaglio o avete il bernoccolo delle idee?
Con una mela in testa siete un bersaglio o avete il bernoccolo delle idee?

Ciao amici di Stefano Mini,

sono Manuela Mattei, come voi un’assidua lettrice di Mindcheats.net. Desidero condividere con voi una strategia di crescita personale che ho dovuto inventarmi da sola, solo perché non sono riuscita a trovarla tra le pagine di questo splendido blog! Infatti da quando conosco il blog di Stefano ho imparato molte strategie utili, ma per il mio caso specifico non era stato scritto nulla di simile e ho dovuto rimboccarmi le maniche.

Fin da piccola, ho sempre mostrato un carattere solitario e mi piaceva leggere e fantasticare. Da questi indizi, avrete già capito che non avevo la stoffa del leader nella mia banda di ragazzine. Aggiungete un pizzico di emotività e avrete una ragazza insicura e con poca autostima. Finché si è adolescenti, l’insicurezza è tollerabile e poi ci sono sempre un sacco di amici disposti a darti una mano. Ma quando entri nel mondo del lavoro non c’è troppo tempo per riflettere e non ci sono sempre gli amici. Le persone insicure rischiano di perdere le buone occasioni e la poca autostima deforma in peggio i loro risultati lavorativi, prima di tutto ai loro occhi e talvolta anche a quelli dei superiori e colleghi.

Per sopravvivere, ho fatto la cosa più ovvia e, visto che già mi interessavo di crescita personale, ho concentrato tutti i miei sforzi sull’aumentare la mia autostima e sicurezza interiore. Ho parlato con gli amici più fidati, ho chiesto consiglio a esperti, ho letto libri e fatto esercizi. Invano. Dopo gli esercizi (di visualizzazione) non mi vedevo né più brava, né più intelligente di prima. E tanto meno “la migliore”. Gli amici mi dicevano che era semplice: “Tu pensa di essere la migliore e lo sarai”. Inutile, quella frase era solo il canto del cigno prima di un disastro. Tanto valeva annunciarlo, il disastro.

Il mio obiettivo, e il sottotitolo di questo post, a quel punto è diventato:

Come migliorare l’autostima senza lavorare sull’autostima?

Dovevo aggirare il problema oppure documentarmi meglio. Per fortuna, davanti a un caffè, un amico psicologo mi disse parlando del più e del meno che, sì, anche l’identità era importante. L’identità? Per quel che ne sapevo, definire l’io era una faccenda quasi più filosofica che pratica e io invece avevo bisogno di concetti semplici da cui derivassero esercizi pratici. In ogni caso mi sono documentata, ci ho pensato su, ho provato degli esercizi e adesso vorrei condividere con voi le mie scoperte sul campo.

Le volete leggere con me?

1. Lavorare sull’identità migliorerà la vostra autostima

Come vi ho detto, il concetto di io e identità sfiorano la filosofia. Per semplificare, ho iniziato a pensare che l’identità fossero le mie preferenze: vi piace l’uovo sodo o strapazzato? Vi piacciono le pere? E sciare? O preferite nuotare? Zucchero o limone? Qual è il vostro cantante preferito? Non potevo certo passare la vita a compilare un elenco del genere, quindi ecco un po’ d’esercizi ispirati dalla scrittrice Julia Cameron:

  • domani non parlate dei vostri problemi a nessuno, non chiedete consigli a nessuno e cercate di risolvere le vostre grane da soli. Provate per un giorno a settimana per qualche tempo
  • realizzate dei collage con ritagli di foto prese dai giornali. Scegliete le immagini che vi colpiscono di più senza stare a pensarci troppo
  • riuscite a stare 2-3 giorni senza leggere e scrivere (niente pc, tablet, smartphone, riviste, libri, carta e penna), magari durante le prossime vacanze? Potrete uscire e vedere persone e anche chiamarle via telefono (no chat e sms)
  • tenete un diario solo per voi

2. Gestire corpo ed emozioni migliorerà la vostra autostima

Per migliorare l’autostima avevo provato a leggere libri e a fare esercizi di visualizzazione. Tutto inutile, il canale razionale e visivo non ne volevano sapere di farmi provare l’adrenalina di essere semplicemente me stessa. Esercizi di meditazione e rilassamento mi hanno invece aiutato a gestire meglio le emozioni.

Raggiungendo più spesso e più facilmente l’equilibrio emotivo e la serenità ho notato che l’insicurezza si allontana, l’identità si rafforza e anche se non penso di essere la migliore, ma semplicemente una tra tanti, speciale nella misura in cui ciascuno è speciale a modo suo… Sapete che vi dico? Chissenefrega dell’autostima. Come meditare? Il libro più semplice e più efficace che ho messo in pratica si chiama “Che cos’è la meditazione?: introduzione al buddhismo e alla meditazione” di Rob Nairn.

3. L’autostima è un concetto culturale, non universale

Lo dice la parola stessa: autostima vuol dire giudicarsi e misurarsi da soli. Quindi ci si può anche muovere una critica o bisogna solo apprezzarsi? La risposta esatta è la seconda perché l’autostima è avere una buona immagine di sé. Ma quanto deve essere buona questa immagine? Perché tra considerarsi brava, eccellente o la migliore del mondo c’è un po’ di differenza. Viaggiando, ho notato che questi concetti variano tra culture, strati, ruoli di genere e classi sociali.

Un viaggio recente negli Usa è stato illuminante per vedere sul campo persone animate senza sforzo dal pensiero positivo e con una buona autostima. Studiando la cultura orientale, ci accorgiamo che l’individuo è subordinato al gruppo e ciò modifica il concetto stesso di sé. Alcuni tratti psicologici cambiano nel tempo: per esempio l’umiltà è un tratto caratteriale che alcuni secoli fa era considerato nobilitante, ma sino a pochi anni fa in alcuni ambiti suonava quasi come un insulto. Nel web 2.0, tra i blogger e lavoratori web, è un termine che è di nuovo tornato in auge…

4. Avere bassa autostima e alta identità ha i suoi vantaggi

Di quest’ultima vi posto un riepilogo in foto e parole (quella nella foto son sempre io, davanti a un museo danese):

autostimaGRIGLIA

  • Autostima e identità (+ A + I): persona resiliente
  • Autostima senza identità (+ A – I): persona egoica
  • Identità senza autostima (- A + I): persona flessibile
  • Senza autostima e identità (- A – I): persona statica

Che cosa significano questi simboli? A sta per autostima e I per identità. In una mia interpretazione, la combinazione delle due componenti dà luogo a diversi tipi di persona. Nella società in continuo mutamento in cui viviamo una persona che sa il fatto suo e convive con alcune insicurezze è avvantaggiata perché più flessibile. Una persona che crede molto in se stessa ma non si chiede mai che cosa lo interessa risulta troppo rigida. Il quadrante in alto a sinistra rappresenta l’ideale di una persona con buona autostima e identità, resiliente, assertiva.

Ma gli ideali sono difficili da raggiungere. Quindi, se non l’avete ancora fatto, toglietevi intanto la curiosità di scoprire la vostra identità con i miei consigli o inventatevi un metodo tutto vostro.